martedì 24 ottobre 2023

Perchè l'auto elettrica non decolla in Italia? Prezzi alti, stipendi bassi e finanziarie camuffate da case automobilistiche

Mi capita sempre più spesso di leggere articoli in cui si spreca il fior fiore di analisti ed esperti alla ricerca delle possibili motivazioni per cui l'auto elettrica non riesce a rimpiazzare l'auto a carburante fossile. Spesso le analisi si avvicinano e sfiorano la realtà (almeno la mia realtà) rifuggendo subito su altre congetture e ipotesi come tempi di ricarica, disponibilità di colonnine, autonomia sulla percorrenza. Tutte motivazioni di contorno a ciò che stende realmente la vendita dell'auto.

Premetto che sono contrario all'auto con due motori. Se sarà, sarà elettrica, benzina, diesel o quel che sarà ma con un solo motore. E' fin troppo noto che più roba c'è e più roba si può rompere, e sono quasi sempre riparazioni costose. Quindi il motore deve essere uno! Piccola precisazione: le cifre e i dati riportati sono spannometrici ma frutto di esperienza diretta e quindi per me molto più veritieri delle fantasie che trovo in giro.

Le motivazioni per la non vendita di auto sono, a mio parere, più che evidenti e sotto gli occhi di tutti. L'auto elettrica costa una follia rispetto all'auto fossile e solo fossile. Ma anche l'auto fossile costa ormai troppo se penso che nell'anno 2015 la Seat Mii lanciò la promozione sulla sua versione base a benzina a 7.000 euro reali in concessionaria, ed acquistai il modello accessoriato a 8.300 euro prezzo finale in contanti. Oggi una simil Seat Mii per dimensioni e motorizzazione è la Kia Picanto (ultima superstite delle city car a benzina) per la quale non si spende meno di 15.000 euro. 8 anni, 8.000 euro in più per la medesima tipologia di auto e prezzo più che raddoppiato. Senza contare che non ci sono molte alternative a meno della Dacia che, scusate, ma non è per tutti. Dentro sono scomode e piccole. Se sei un po' più alto o un po' più largo il sacrificio è grande quando non impossibile. Qua non si parla di esperienza emozionale alla guida, a quella si è rinunciato da anni bloccati del traffico, ma del più triviale ficcarcisi dentro. Io personalmente, che guardavo la Duster e sono alto 186cm, urto con la testa contro il tettuccio senza contare che aprendo lo sportello 1/3 dello spazio per entrare è occluso dal cruscotto.


Altro esempio, altro motivo legato al prezzo. Nell'anno 2009 acquistavo a 13.000 euro una Grande Punto Natural Power allestimento Dynamic (quella a metano più accessoriata e ormai rottamata, con 290.000 km, senza acquisto di un'auto nuova). Certo c'erano gli incentivi da 5.000 euro all'epoca, quindi fatturata per 18.000, ma il prezzo con l'incentivo diventava accessibile e avevi l'auto per la famiglia media. Di questo tipo di incentivazione non c'è più niente. Oggi gli incentivi non sono mirati al target persona, perseguendo uno scopo che si riversa su un prodotto. Gli incentivi di oggi, dilaganti come la follia dei BONUS (mi sembra di vivere nel peggior video game buy per win distribuito sui market per dispositivi mobili), pensano di incentivare un prodotto. Il target si sposta dalle persone al prodotto. Ma se l'incentivo non è commisurato al target persone (quelli che comprano) cui vuoi vendere un prodotto, allora non è efficace. E così ci si ritrova con l'elettrico che divora gli incentivi ma con un costo finale dell'auto elettrica comunque troppo elevato per le persone cui dovrebbe essere inefficacemente rivolto. La grande pensata è stata far salire il prezzo delle altre motorizzazioni, con l'effetto che chi non poteva acquistare l'elettrico non acquista più neanche l'altra tipologia. E lasciamo stare le mille mila motivazioni, dalla carenza dei semiconduttori, alle varie guerre, all'aumento dei costi dell'energia ... c'è sempre stata una motivazione per aumentare i prezzi anche prima dell'auto elettrica. Molte meno per abbassarli.

 

Quindi cosa resta per la fascia media della popolazione, quella che fa i numeri di vendita e che aspira all'auto per la famiglia? L'usato, con prezzi fuori dal comune. Ci si ritrova così con auto a carburante fossile usate, con 4 o 5 anni di età dei massimo 15 utili incrociando le dita, con non meno di 50.000 km e che costano attorno ai 15.000 euro o più, ossia il prezzo di quando erano nuove. E già, perchè a tutto questo c'è da aggiungere la politica commerciale delle case automobilistiche, che piangono le scarse vendite ma a fronte del calo della domanda rispondono aumentando ancora il prezzo. Gli sconti classici, ossia particolari modelli a prezzi più vantaggiosi, sono storia del passato. Ormai ciò che fanno le case automobilistiche è la rateizzazione. Una volta almeno si vendevano il tasso zero, quindi se non avevi tutto subito potevi aspirare al pagamento a rate senza sovrapprezzo, sempre che il TAEG fosse 0%, o con un piccolo costo aggiuntivo di gestione pratica quando pubblicizzavano il TAN 0% e quindi il TAEG proprio 0 non era. Oggi i tassi oscillano fra il 6 ed il 10% venendo calmierati con uno sconto sul valore di acquisto dell'auto sul listino. Sconto che si può avere solo con la rateizzazione, mentre se paghi in contanti sconti non ce ne sono. Come dire che i miei soldi non sono belli come i loro e soprattutto valgono meno. Comunque, se ci si fa i conti, si scopre quasi sempre che con la rateizzazione il costo complessivo è superiore al contante. Insomma le case automobilistiche aggiungono caos al caos senza contare che le poche che fanno offerte sul listino, lo fanno solo per attirare clienti in concessionaria. Clienti, che sul posto scoprono un prezzo finale ben più alto. L'offerta delle case automobilistiche quindi è oggi allineata alla rateizzazione con anticipo, qualche rata e maxi rata finale dotandosi di finanziarie di loro proprietà. Questo è tutto quello che le case offrono. Tipico 5000 euro di anticipo, 36 rate a 200 euro e poi la maxi rata da 14.000 euro o restituisci l'auto. Supponiamo di restituirla, significa aver investito sul solo acquisto dell'auto 2.400 euro ogni anno (5.000+7.200 euro in 3 anni). Troppo! Il buon padre di famiglia sa che non può investire più di una mensilità netta di stipendio per l'acquisto, quindi il ceto medio è fuori. L'auto viene quindi restituita e messa in vendita come usato a 14.000 euro (la famosa maxi rata finale) più il guadagno di chi la rivende (quei 2.000 euro o più). Ed il gioco delle case automobilistiche è fatto.


Si potrebbe obiettare che anche le cinesi, nonostante i prezzi più bassi e le motorizzazioni benzina, non hanno livelli di vendita elevatissimi. Certo ma in questo caso siamo difronte a prodotti appunto cinesi e per quanto ci sia Cina e Cina, con produzione di beni che vanno dal più indecente al più blasonato sul mercato, comunque non si può avere piena fiducia. Quindi è radicata una certa diffidenza rispetto al prodotto Made in China sentito per lo più come economico e di bassa qualità. Mancando quindi una memoria storica sull'affidabilità dei prodotti auto che si affacciano al mercato europeo, c'è preoccupazione sia per la durevolezza di un bene comunque costoso che per la durevolezza del marchio. Non si può infatti definire storico un marchio come MG solo perchè nato in Inghilterra e acquistato dalla Cina. E' a tutti gli effetti un nuovo marchio che cerca di sfruttare una memoria storica che non gli appartiene. Certo una garanzia di 7 anni dovrebbe aiutare a stare più sereni, ma il marchio ci sarà domani? E della disponibilità di ricambi che sappiamo, soprattutto dopo 7 anni? Timori reali che rendono incerto il cliente rispetto a questi marchi emergenti.


Morale della favola, le auto si vendono sempre meno. Troppo costose all'acquisto e troppo costose da mantenere, costringono a rivolgersi alla mobilità alternativa che può sfociare nel semplice andare a piedi, che non è poi così male ed è certamente più salutare e green. Da sottolineare che le case automobilistiche se la stanno giocando male, o forse molto bene puntando probabilmente sulle flotte aziendali, perchè quando ci si accorge che si sta benissimo anche senz'auto, a nulla serve abbassare i prezzi. Una volta le famiglie avevano due auto, ma si accorgeranno che una basta fino a quando non maturerà la coscienza che la spesa te la portano a casa e non serve neanche un'auto ... si può fare tutto senza. Se a tutto questo aggiungiamo che un'auto in meno significa risparmiare 2000 euro di costo di acquisto + 500 euro di assicurazione + 150 euro di bollo + 250 euro di manutenzione dal concessionario + 1000 euro minimo di carburante (10.000km con 20km/l e 2 euro/l di costo) all'anno. Parliamo di un risparmio di quasi 4.000 euro se non di più, che aiuta a vivere meglio! Senza l'auto si dispone quindi di un margine di almeno 4000 euro all'anno, da in vestire in trasporto pubblico locale, attività commerciali di vicinato e online. Magari ci scappa pure una vacanza, con viaggio su trasporto pubblico, e tanti saluti all'auto privata. Perchè se la gratifica non gratifica ossia lo stipendio non aumenta adeguatamente, non resta che adeguarsi allo stipendio.


Alla fine quindi, la verità della scarsa diffusione dell'auto elettrica e del calo della vendita delle auto in Italia è diretta conseguenza di una sempre maggiore povertà relativa della popolazione con beni costosi rispetto alla capacità economica di ciò che era il ceto medio. O più semplicemente le auto costano troppo. E non si speri di risolvere con le finanziarie, perchè di sprovveduti ce ne sono, ma meno di quanto si pensi. Siamo in piena decrescita felice, e neanche tanto felice.


Ma in questa società sempre più folle, come i bonus per cui si sgomita civilmente sui portali internet,  un'idea accarezza la mia mente. La follia di una vita in abbonamento per cui forse si vuole l'auto come servizio. Nell'era dell'abbonamento, in cui non si è proprietari di nulla e si paga per qualcosa che non si ha ma di cui si usufruisce per un brevissimo periodo di tempo, forse il sogno irrivelabile è l'auto come servizio. Tra i tanti abbonamenti ... abbonamento ai giochi per computer e telefoni, abbonamenti per TV, abbonamenti telefonici, abbonamento luce, acqua e gas, abbonamento alla musica, abbonamento a teatro, abbonamento allo stadio, abbonamento ai mezzi pubblici ... insomma, in una vita in abbonamento perchè l'auto dovrebbe essere di proprietà? Via i clienti che acquistano auto ogni 10 anni e benvenuti clienti che l'acquistano più frequentemente magari spendendo 2.400 euro o più all'anno. Un bell'abbonamento da 200 euro al mese per una utilitaria . 


Il risultato per ora è una riduzione delle vendite e necessaria contrazione della produzione.